pubblicata da Paolo Cellammare il giorno giovedì 18 agosto 2011 alle ore 20.14
"Per favore, può darci il permesso scritto di ammazzarla?"
Questo in breve è il significato del documento che abbiamo dovuto firmare prima di fare rafting a San Gil.
Io e Matteo ci siamo guardati in faccia, con gli occhi sgranati... da quel foglio sembrava che come minimo ci saremmo rotti una gamba o fracassati il cranio, e che non sarebbe stata loro responsabilità... Si parla dopo tutto di rapide di classe 5, dove 6 è il massimo, ed è solo per i professionisti. Faccio finta di niente e firmo.
Il giorno prima avevamo fatto parapendio e non avevamo dovuto firmare niente... stranezze della Colombia.
Durante il lungo viaggio nello scomodissimo e vecchiotto fuoristrada ripenso alla giornata precedente. Il parapendio è stata un esperienza fantastica, ma non così estrema quanto mi aspettassi. Si trattava alla fine di volare per 15 minuti imbragato con il pilota alle tue spalle che manovrava la vela. Nessuna parte attiva nella cosa. Si chiacchierava, si guardava il panorama, qualche foto e qualche video. Atterraggio. Certo, librarsi fino a 300 metri d'altezza e volteggiare qua e là davanti ad un fantastico panorama, con canyon e colline verdi, non era affatto male. Ma non mi ha dato quell'emozione che mi aspettavo.
E così ho passato il resto della giornata a convincere Matteo a venire con me a fare il rafting estremo. Non quello per famiglie nel fiume tranquillo, ma quello incazzato, nelle rapide incazzate, e con il prezzo incazzato. Forse anche Matteo era un po'incazzato alla fine... però ha accettato.
E così eccoci lì, sballottati su per le strade sterrate delle colline, trainando il nostro bel gommone arancione verso il Rio Suarez.
Questi sono momenti in cui non sai cosa aspettarti. C'è un po' di timore, di solito alimentato più che altro dagli sguardi o dalle domande di chi sta intorno a te. L'adrenalina piano piano sale, mentre gli istruttori ci spiegano tutte le manovre che dobbiamo imparare. Manovre di salvataggio.
Prima ce le mostrano a terra e poi una volta saliti sulle due imbarcazioni tocca proprio a Matteo tuffarsi in acqua simulando una caduta e mostrare una manovra di salvataggio. Siamo otto partecipanti più 2 guide sui gommoni e 2 sui kayak che intervengono in caso di necessità, e siamo distribuiti sul classico gommone da 6+1 più una specie di catamarano da 2+1. Memorizzati i movimenti ed i relativi comandi siamo pronti a partire. Forward!
Io e matteo siamo in prima fila nel gommone grande in quanto i due più robusti e dobbiamo dare il ritmo di remata sincronizzandoci tra di noi. Le prime rapide ci sembrano terrificanti e veniamo inondati dall'aqua marrone e turbinosa del fiume, riusciamo a fatica a superarle venendo poi a sapere che erano solo di classe 3! Di lì a poco ne dovremo affrontare ben 3 di classe 5! Fortunatamente prendiamo velocemente la mano mentre il percorso diventa gradualmente più difficile, rapida dopo rapida. Unico intoppo quando rimaniamo incastrati con una roccia sotto il gommone, il che ci ha fermati per qualche minuto, ma poi saltando un po' siamo riusciti a scastrarci. Quando, infine, arrivati all'ultimissima rapida, di classe 5, la nostra guida ci fa ripassare le manovre di sicurezza.
Io e Matteo, ormai fiduciosi delle nostre capacità, ci guardiamo negli occhi, pugno contro pugno "PURA VIDA!", e ci fiondiamo in quell'inferno di acqua, uscendone indenni. Ci voltiamo indietro a guardare. Faceva veramente paura, in pratica eravamo passati attraverso delle cascate impetuose senza rendercene conto. Ci tuffiamo nell'acqua e ci facciamo trascinare dalla corrente.
Per me Rafting batte Parapendio su tutta la linea!
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