lunedì 11 luglio 2011

Tropic Journey 2011 [From Liberia to Bogotà] Chapter 3 - Bow down to the Panama Canal!

domenica 10 luglio 2011 alle ore 21.13

Camminando per le strade di San Josè

Il mitico AlfiSan Josè è una città abbastanza anonima. Se togli al Costa Rica la natura rimane soltanto la gente cordiale e generosa. E quella, anche nella capitale, non manca. Peró grandi attrattive la città non ne offre, quindi decidiamo di fermarci solo una notte.
Troviamo un b&b molto carino di proprietá di un tizio alquanto interessante, Alfi. Uomo sulla sessantina, in discreto sovrappeso. Sembra averne passate di tutti i colori nella sua vita. Parlando con il suo strano spagnolo intervallato da profondi respiri affannati, ci racconta di aver girato il mondo prima di ritirarsi a San Josè. Nato in Sud Africa aveva lavorato da giovane con il padre in non so che commercio, e poi si era dato con successo alla pittura. Ci mostra il ritratto della defunta moglie, americana, con cui aveva vissuto negli Stati Uniti per alcuni anni.il mitico Tica Bus che attraversa tutta l'america centrale
Adoro incontrare questo tipo di persone. Già soltanto il suo volto trasmetteva una storia intensa.
La notte della capitale dovrebbe offrire tanti divertimenti, ma come al solito scegliamo la zona sbagliata. Non resta che seguire la musica e così infiliamo in un anonimo e decrepito palazzo. Finiamo in un lounge bar alla moda abbastanza figo dove facciamo amicizia con gente del luogo, solo per poi scoprire che è un locale gay! Tipico.Matteo e Danny all'autogrill
La serata scorre bene e ci divertiamo spensierati, sapendo che il giorno dopo ci aspettano 16 ore di bus per Panamà.
La traversata infernale, peró offre tante sorprese, tra cui la conoscenza di un simpatico e strampalato tico di nome Dany. Fa il meccanico a puerto Limon ed è innamoratissimo della sua ragazza che l'ha coinvolto nella religione induista. Infatti sta andando a Panamà per raggiungerla in occasione di un importante festival induista. Facciamo tutto il viaggio in sua compagnia ed arriviamo a destinazione nel pieno della notte.un nuevo amigo!
Abbiamo prenotato una notte in un ostello e ci arriviamo alle 5 di mattina, il giorno dopo inizieremo ad esplorare la città.
Panama City è sorprendente. Sembra un mix di Miami e La Havana (in versione libera) e forse è proprio così che la capitale cubana potrebbe diventare una volta caduto il regime.nel mezzo della foresta pluviale di Panamàuno scorcio della baia
Parlo di vedute, di atmosfera, di sensazioni, ma anche di stile di vita. Il primo impatto è positivo. Camminiamo lungo la baia, e poi esploriamo il quartiere di Casco Viejo. La gente ci sorride e passiamo un bel pomeriggio.
Il costo della vita qui è leggermente più basso che in Costa Rica. La moneta circolante è il dollaro. In realtà loro avrebbero i balboa ma li vedi solo sotto forma di monetine quando prendi un resto, anche se comunque sono mescolati ai dollari. L'influenza statunitense si percepisce ma tra i due influssi quello latino è decisamente imperante. È pura america latina ragazzi! E mi piace di brutto!er fico de panamàragazzini giocano nei vicoli un po' come all'Avana
La serata panameña viene adeguatamente festeggiata tra cerveza e ron in vari locali della "zona viva", un quartiere fortificato dedicato alla vita notturna. Qui serve il documento e si viene perquisiti per entrare, ma almeno la sicurezza è assicurata. Fa molto strano entrare in una zona fortificata per bere una birretta, ma tanto si sa che paese che vai, usanza che trovi...attento matteino, te l'hanno pure scritto!la baia di Panama sempre più imponente
al riparo dalla pioggia (fruc fruc)Da menzionare assolutamente è la cena di degustazione al ristorante Manolo Caracol. La più buona in assoluto da quando siamo partiti. Economicamente una mazzata tra capo e collo, ma li valeva!
Ma c'è un altra vera meraviglia di Panama dopo l'incredibile skyline sulla baia (purtroppo non ho potuto fare foto di notte, era davvero mozzafiato). Parlo ovviamente del canale. Imponente e frenetico lascia davvero a bocca aperta, c'è poco altro da dire.Matte nella cattedrale abbandonata di Panama Viejo
Ora siamo su un bus diretti alla costa nord, dove domani mattina ci imbarcheremo su un veliero diretti verso Cartagena, Colombia. Cinque giorni di navigazione con soste nelle isolette disabitate di San Blas, pregando che il mare non sia tempestoso come dicono. Che Nettuno ce la mandi buona!
Panama Canal!!!
Io e il mitico Canalone!

Tropic Journey 2011 [From Liberia to Bogotà] Chapter 2 – "Esta es la sciencia de surfar, no la de caer!"

domenica 3 luglio 2011 alle ore 4.26      

Serpentello su una spiaggia vicino Montezuma... chissà se è velenoso...E' passato un po'di tempo dall'ultima volta che ho scritto. Ho avuto bisogno di metabolizzare certe sensazioni ed esperienze prima di poter buttare giù qualcosa. Non so se lo stato d'animo che ho avuto fosse dovuto all'atmosfera del Costa Rica o ad un mio personale stato di adattamento, ma ora mi sento pronto a raccontarvi qualcosa.
I pellicani di Mal Pais, villaggio di pescatori nel mezzo della giungla.Dopo la disavventura con Moses e il Rio Bianco, ci siamo fermati quella notte in un paesino sperduto, nell'unico hotel dove un gruppo di folli americani di mezza età faceva festa ballando con le loro raggrinzite mogli sulle note di orribili stornelli latini d'altri tempi. La mattina seguente, dopo aver lasciato Moses aperta al sole per qualche ora per farla asciugare siamo partiti alla volta di Montezuma, allegro paesello di fricchettoni in punta alla penisola di Nicoya.Matteo e Sandrine riguardano le foto della giornataL'allegra combriccola
Lo stato della macchina era a dir poco pietoso. Moses soffriva di frequenti mancamenti (leggi motore che scorreggia perdendo potenza) e la chiusura centralizzata delle portiere e il sensore delle cinture di sicurezza erano andati.
Tra mille preghiere riusciamo comunque ad arrivare a destinazione e a goderci un paio di giorni di tranquillità.
A Montezuma facciamo conoscenza con Sandrine, la nostra simpatica vicina di stanza francese, che diventerà parte del nostro gruppo per un po'. Ma la cosa più importante è che finalmente vediamo un po' di scimmie sugli alberi, le scimmie congo, che urlano incazzate per proteggere i piccoli. Niente di particolarmente simpatico e giocoso, non quello che ci aspettavamo da loro, ma comunque scimmie ;)Spiaggia di Manuel AntonioIo e Sandrine
L'atmosfera di Montezuma è veramente unica, con i rasta che si aggirano tranquilli e spippettano qua e là, fricchettoni che vendono ammenicoli vari di artigianato ed un sacco di viaggiatori da tutto il mondo.
Partendo dal paesino facciamo sosta da un meccanico, consigliatoci dagli americani festaioli, dove un simpatico meccanico da un occhiata a Moses, e ci dice "Oggi non ho voglia di rubarvi dei soldi, la macchina è ok, pura vida", basandosi solo sul fatto che non ci sia la spia del motore accesa. Intanto ci accorgiamo che la chiusura centralizzata ha ripreso a funzionare, rimane solo il sensore della cintura ed un puzzo di marcio infernale.
La tappa successiva sarebbe dovuta essere il vulcano Arenal, ma veniamo a sapere da Sandrine cheè spento attualmente ed il grosso dello spettacolo praticamente non c'è. Quindi nel dubbio alla fine decidiamo di andare a Manuel Antonio dove potremo finalmente fare surf e dove ritroviamo anche Sandrine.
Sveglia presto la mattina e corso di surf con Dante, questa è vita. A Dante, tico di mezz'età, è giunta voce di un certo poeta italiano suo omonimo e ne è contento.Surfing Costa Rica, guardate che belle le nostre long boardLitigio post incidente, chi aveva ragione? Matteo guarda dove vai la prossima volta, invece di venirmi addosso e farmi perdere l'onda migliore della giornata!On the way to Manuel Antonio
Fabiano, il giovane istruttore mi da qualche dritta per prendere le prime timide onde e mi urla "esta es la sciencia de surfar, no la de caer!"
Alla fine della giornata 2 o 3 onde belle sono riuscito a prenderle e uno dei miei sogni s'è avverato... il surf è una figata, e di sicuro lo voglio rifare più volte per imparare bene.  La sera siamo completamente distrutti, fatica immane, e dolori ovunque... non sto a dirvi il giorno dopo. Cmq esperienza indimenticabile!Coco bowling
A Manuel Antonio conosciamo anche Byron, mitico gestore dell'ostello Costa Linda, che ci prende in simpatia, ci offre birre e ci porta in giro per i locali più di tendenza.
Diciamo tristemente addio a Sandrine e ci rimane come ultima tappa del Costa Rica la capitale, San Josè, dove avremmo finalmente abbandonato il buon vecchio Moses.
Quale sarebbe stato il nostro destino? Ci avrebbero chiesto i 1300 dollari di caparra per la macchina ormai totalmente a puttane?
Questi sono i quesiti che ci tormentano per tutto il viaggio insieme al fatto che stavamo rimanendo senza benza perchè sulle autostrade del Costa Rica non ci sono distributori. Questo per evitare incidenti ed esplosioni catastrofiche (???).A volte disegno proprio coi piedi!
Durante la deviazione alla ricerca di un benzinaio ci accorgiamo che il sensore della cintura ha ripreso a funzionare ed il bip bip infernale ha smesso! Gioia e gaudio! Il puzzo ormai è quasi impercettibile, rimane solo il motore che scorreggia, ma speriamo che non lo controllino. E così sarà! L'omino della Budget mi passa il foglio e mi dice "el carro esta'ok, firma por favor"! Addio Moses, sei stato un grande compagno di viaggio, ci mancherai e ti ricorderemo per sempre! Moses scodinzola con il tergicristallo posteriore mentre ci allontaniamo tra le strade di San Josè.Io e Moses <3