domenica 26 giugno 2011

Tropic Journey 2011 [From Liberia to Bogotà] Chapter 1 – Pura Vida


Welcome to Costa Rica
muy rico!
24 Giugno 2011
La primissima accoglienza in Costa Rica è un bel sorriso, sembra quasi la Thailandia dell'America Latina.
La gente così cordiale, disponibile e simpatica non puó che mettere di buon umore e farti passare delle splendide giornate.
All'arrivo a Liberia abbiamo direttamente noleggiato un Daihatsu Bego 4x4 (a cui presto daremo un nome) e ci siamo diretti attraverso la fitta giungla, tra pantani e strade dissestate, in direzione delle spiagge della penisola di Nigual.
Matte alla guida del nostro inarrestabile mezzo!
Alla fine della giornata Playa Brasilito, la nostra meta, ci ha regalato uno dei migliori benvenuti di sempre. Scaricati i bagagli ci siamo fiondati sulla spiaggia di fronte all'hotel e ci siamo tuffati nell'oceano pacifico godendoci uno degli spettacoli della natura più strabilianti. Un tramonto così non l'avevo mai visto, il sole sembrava sciogliersi a contatto con il mare mentre tutto si colorava di rosso ed un enorme pellicano ci sorvolava. Indimenticabile.
Playa qualcosa...
La monster ci accompagnerà sempre!
25 Giugno 2011
Ma veniamo alle note dolenti. Dove sono i venditori di frutta sulla spiaggia tipici dei paesi tropicali? O più in generale la frutta? Sono 10 giorni che ho una voglia matta di frutta e ancora non ne ho avuto una dose decente. Datemi un mango!!!
E poi vorrei sapere perchè questo paese sembra così tanto un parco giochi per americani. Ragazzini che giocano a fare i colonialisti. Tutto è organizzato, disposto e dipinto a loro misura. Per me che voglio un esperienza genuina non è il massimo. Mi ricorda la thailandia anche in questo, appunto, ma dov'è la Cambogia del centro america? Mi sa che ce la perderemo.
Guidando alla volta di Montezuma avevamo deciso di fare sosta a Playa Coyote, descritta sull guida come una delle località più belle della costa pacifica.
Tres Leches, più o meno il tiramisù dell'america latina... delizioso!
Sulla via peró decidiamo di fare una piccola deviazione giusto per dare un occhiata alla costa interna della penisola. La deviazione in questione peró scatenerà una serie di eventi tanto imprevedibili quanto nefasti.
Vediamo un gruppetto di autostoppisti a bordo strada, una mamma con tre bambini, di cui uno piccolo di un anno in braccio e decidiamo di dargli una mano.
Ecco l'allegra famigliola nicaraguense che ci ha riempito la macchina...
la pizza offerta dagli italiani è più buona!
Ci fermiamo ed assistiamo ad una biblica moltiplicazione delle persone. Nel giro di 2 minuti ci troviamo la macchina piena di questa famiglia di Nicaraguensi che dopo una serie di spiacevoli eventi hanno deciso di raggiungere dei parenti in Costa Rica e sono in viaggio a piedi da nove giorni.
Li portiamo ben più in la di dove avremmo voluto arrivare. Offriamo pizze e cocacola a tutta la famigliola con grandissima gioia dei bambini e li salutiamo, ovviamente non senza le foto do rito.
Ecco i miei figli adottivi!
A quel punto decisione carmica. Da dove siamo giunti esiste sulla mappa un altra strada che porta a Playa Colon, che a questo punto è diventata più breve.
E così attiviamo il 4x4 della nostra bella macchinina e ci dirigiamo verso il nostro sterrato destino.
Lungo la strada troviamo qualche torrentello da passare agevolmente e con gran divertimento... Fino a quando dopo una curvona ecco che ci si gela il sangue. Un cazzo di fiume! Non il Po ok, ma nemmeno un ruscelletto. Insommma un fiumiciattolo con i suoi cazzo di coglioni quadrati. Che fare?
Matteo scandaglia il fiume maledetto!
Si potrà guadare visto che taglia preciso preciso la strada segnata sulla mappa? Seguiamo la procedura di guado segnata sulla mappa e a piedi iniziamo a scandagliare il fondale. L'acqua non arriva mai oltre il ginocchio ma quello che mi preoccupa è il terreno molto fangoso e soffice che non da per niente stabilità e che sotto il peso della macchina ci potrebbe far affondare. Dopo una lunga diatriba e sotto consiglio di un ragazzino del luogo, decidiamo di provare almeno fino a dov'è più bassa per vedere se regge.
Matteo impavido alla ricerca di un appiglio con gli amici Ticos
e via che si va!
Morale della favola: non ha retto una sega. Inabissata la ruota frontale destra appena l'acqua è diventata più alta, non abbiamo potuto fare più niente. Il momento peggiore è stato quando, io che guidavo, mi sono visto arrivare l'acqua a metà stinco, con il motore che ancora andava, mentre Matteo cercava eroicamente immerso fino a mezzo torace di sollevare la ruota inabissata.
I ticos (così si fanno chiamare i costaricensi) sono persone veramente eccezionali, ci hanno aiutati trainandoci fuori con un trattore e non volevano neanche niente in cambio. Il momento di panico è stato poi vedere se la macchina, che grondava da tutte le parti, sarebbe ripartita. È ripartita. Respiro di sollievo e scaricare euforico di adrenalina. Ora ha un po'l'impianto elettrico schizofrenico e il motore ogni tanto fa le bizze, peró viaggia.
Non siamo arrivati a Montezuma quella notte, ma l'avventura continua!
P.S. Abbiamo dato un nome al fuoristrada... Mosè!
Hero of the day!

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