martedì 16 febbraio 2010

That Damn Crazy Summer 2009 - Chapter 6 - Sulle orme del Ché

mercoledì 12 agosto 2009 alle ore 18.15
Tuffo escenografico dal ponte di un ragazzino matto!
Quasi 3 settimane sono passate da quando siamo a Cuba, sono sulla terrazza di una vecchia casa di Santiago, fumando un bel sigaro a scrivere questa pagina di diario che purtroppo avrà poche foto a corredo, non perchè non ne abbia fatte (ne ho tonnellate) ma perchè è quasi impossibile avere una connessione ad internet decente, senza contare il costo proibitivo della faccenda (circa 6 euro all'ora).
Da questa città siamo partiti e qui concludiamo il nostro viaggio.
Cuba, da noi ribattezzata la terra del "no hay" (non c'è) è un posto controverso e difficile da vivere. La gente, anche se ad un primo impatto da l'idea di essere soddisfatta, parlandoci un po'in più svela il desiderio di fuga ad ogni costo, scappare da questa terra "liberata" da una rivoluzione, ma che ora di libero non ha più niente. La rivoluzione ormai è solo propaganda ed un ricordo lontano, vivo solo nelle vecchie generazioni. Tutti si sforzano di racimolare dai turisti quei pochi pesos necessari all'aquisto di vestiti alla moda (per loro ma che ai nostri occhi sono tamarrissimi) o altri beni superfui. E'frequente trovarsi in ristoranti nel cui menù sono realmente servite solo un paio di cose, per il resto "no hay". Emblematico quando la cameriera di un bel ristorantino panoramico ci disse, "abbiamo solo pollo e riso o riso e pollo, che ordinate?"
Però devo dire che dopo il periodo shockante di assestamento, quando abbiamo iniziato a girare per i paesini, a conoscere gente, a vivere i luoghi, tutto si è rivelato molto interessante. Come ogni viaggio ne vale la pena. Ma ora come ora, conoscendolo bene, non credo che avrò voglia di tornarci ;)
La speranza che le cose vadano a migliorare è molto esigua nella gente, sono praticamente tutti rassegnati, e lo spirito della rivoluzione, anche intesa come una nuova rivoluzione per cambiare la situazione è totalmente inesistente. Ai giovani basta comprarsi magliette D&G false, ubriacarsi e ballare raeggeton.
Tutto abbastanza triste.
Los 3 no volveran!
Il nostro viaggio con una Hyunday Atos (già macchina di merda) scassatissima, noleggiata a carissimo prezzo dalla compagnia cubana (ne sono presenti tre ma sono identiche) è stato molto avventuroso, viste le strade che passano dal dissestato all'impraticabile e la distanza enorme che abbiamo percorso. La brava Fidelina, così abbiamo battezzato la macchina, è però riuscita nell'impresa anche se la sospensione posteriore sinistra ci ha fatto sudare freddo più di una volta.
La città de La Havana è molto bella, anche se gran parte della zona vecchia è lasciata in stato di abbandono totale, con palazzi bellissimi che cadono a pezzi, strade totalmente dissestate, ed un acre odore di piscio ovunque. Tuttavia è affascinante, e sebbene possa sembrare molto pericoloso ad un turista aggirarsi la notte per queste strade, si scopre presto che è molto sicura rispetto agli standard di altre città dell'America Latina. Non dimentichiamoci infatti che vige uno stato di polizia.
Un giorno, a Santa Clara, la città simbolo del Ché, stavo fotografando nella piazza principale una lite tra una pazza ed un altro barbone, quando all'improvviso è arrivata un auto della polizia e gli agenti li hanno presi e caricati in macchina, con la tipa che scalciava ed il poliziotto che senza farsi problemi la sistemava con un paio di manate secche davanti a tutta la folla che si era formata a vedere la scena. Io ovviamente seguendo il mio spirito di fotografo ho continuato a scattare tutta la scena, ma poi vedendo che uno dei poliziotti si avvicinava minaccioso ad un ragazzo che sembrava scattare foto con un cellulare, mi sono girato ed ho iniziato ad allontanarmi. La gente ha subito iniziato a gridare ai poliziotti "camera camera!" additandomi. E sono stato portato via con loro in macchina.
Non la migliore delle situazioni... diciamo che me la sono abbastanza vista brutta, perchè non avevo idea di quello a cui andavo in contro.
il tradizionale gioco de "La Mano" per le strade de La Habana

Fortunatamente tutto si è risolto con la cancellazione delle foto di tutta la scena, pre e post polizia. E con la firma di un foglio, scritto da un poliziotto alla stazione, in cui dichiaro che non farò più foto alla polizia. Speriamo che non mi facciano problemi in aeroporto. Alla fine è stata una bella disavventura da raccontare.
Memorabile l'incontro, sempre a Santa Clara, con una vecchietta che aveva conosciuto il Ché e non si risparmiava nel raccontare aneddoti.
Per il resto le spiagge che abbiamo visitato (Santa Lucia, Cayo Coco e Varadero) sono belle, ma non hanno niente a che vedere con la Repubblica Dominicana, che da questo punto di vista è un vero paradiso, senza dimenticare che la presenza di molti italiani lì ci permetteva di mangiare da dio a prezzi stracciati,
cosa qui a Cuba completamente impossibile. Il cibo infatti è sempre scadente, e la cosa migliore, la cucina creola (locale) viene a noia molto presto.
Stasera andiamo a ballare la salsa alla Casa della Musica. A dire il vero non sono migliorato molto, però abbiamo ancora 3 giorni di pratica ;)

Avrei ancora mille storie da raccontare e ho migliaia di foto da mostrarvi, però mi devo limitare a questo, spero di poter scrivere di più prossimamente... da altrove ;)
Taglio artistico di capelli per Jacopo, in stile fascio.

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