domenica 3 luglio 2011 alle ore 4.26
E' passato un po'di tempo dall'ultima volta che ho scritto. Ho avuto bisogno di metabolizzare certe sensazioni ed esperienze prima di poter buttare giù qualcosa. Non so se lo stato d'animo che ho avuto fosse dovuto all'atmosfera del Costa Rica o ad un mio personale stato di adattamento, ma ora mi sento pronto a raccontarvi qualcosa.
Dopo la disavventura con Moses e il Rio Bianco, ci siamo fermati quella notte in un paesino sperduto, nell'unico hotel dove un gruppo di folli americani di mezza età faceva festa ballando con le loro raggrinzite mogli sulle note di orribili stornelli latini d'altri tempi. La mattina seguente, dopo aver lasciato Moses aperta al sole per qualche ora per farla asciugare siamo partiti alla volta di Montezuma, allegro paesello di fricchettoni in punta alla penisola di Nicoya.
Lo stato della macchina era a dir poco pietoso. Moses soffriva di frequenti mancamenti (leggi motore che scorreggia perdendo potenza) e la chiusura centralizzata delle portiere e il sensore delle cinture di sicurezza erano andati.
Tra mille preghiere riusciamo comunque ad arrivare a destinazione e a goderci un paio di giorni di tranquillità.
A Montezuma facciamo conoscenza con Sandrine, la nostra simpatica vicina di stanza francese, che diventerà parte del nostro gruppo per un po'. Ma la cosa più importante è che finalmente vediamo un po' di scimmie sugli alberi, le scimmie congo, che urlano incazzate per proteggere i piccoli. Niente di particolarmente simpatico e giocoso, non quello che ci aspettavamo da loro, ma comunque scimmie ;)
L'atmosfera di Montezuma è veramente unica, con i rasta che si aggirano tranquilli e spippettano qua e là, fricchettoni che vendono ammenicoli vari di artigianato ed un sacco di viaggiatori da tutto il mondo.
Partendo dal paesino facciamo sosta da un meccanico, consigliatoci dagli americani festaioli, dove un simpatico meccanico da un occhiata a Moses, e ci dice "Oggi non ho voglia di rubarvi dei soldi, la macchina è ok, pura vida", basandosi solo sul fatto che non ci sia la spia del motore accesa. Intanto ci accorgiamo che la chiusura centralizzata ha ripreso a funzionare, rimane solo il sensore della cintura ed un puzzo di marcio infernale.
La tappa successiva sarebbe dovuta essere il vulcano Arenal, ma veniamo a sapere da Sandrine cheè spento attualmente ed il grosso dello spettacolo praticamente non c'è. Quindi nel dubbio alla fine decidiamo di andare a Manuel Antonio dove potremo finalmente fare surf e dove ritroviamo anche Sandrine.
Sveglia presto la mattina e corso di surf con Dante, questa è vita. A Dante, tico di mezz'età, è giunta voce di un certo poeta italiano suo omonimo e ne è contento.
Fabiano, il giovane istruttore mi da qualche dritta per prendere le prime timide onde e mi urla "esta es la sciencia de surfar, no la de caer!"
Alla fine della giornata 2 o 3 onde belle sono riuscito a prenderle e uno dei miei sogni s'è avverato... il surf è una figata, e di sicuro lo voglio rifare più volte per imparare bene. La sera siamo completamente distrutti, fatica immane, e dolori ovunque... non sto a dirvi il giorno dopo. Cmq esperienza indimenticabile!
A Manuel Antonio conosciamo anche Byron, mitico gestore dell'ostello Costa Linda, che ci prende in simpatia, ci offre birre e ci porta in giro per i locali più di tendenza.
Diciamo tristemente addio a Sandrine e ci rimane come ultima tappa del Costa Rica la capitale, San Josè, dove avremmo finalmente abbandonato il buon vecchio Moses.
Quale sarebbe stato il nostro destino? Ci avrebbero chiesto i 1300 dollari di caparra per la macchina ormai totalmente a puttane?
Questi sono i quesiti che ci tormentano per tutto il viaggio insieme al fatto che stavamo rimanendo senza benza perchè sulle autostrade del Costa Rica non ci sono distributori. Questo per evitare incidenti ed esplosioni catastrofiche (???).
Durante la deviazione alla ricerca di un benzinaio ci accorgiamo che il sensore della cintura ha ripreso a funzionare ed il bip bip infernale ha smesso! Gioia e gaudio! Il puzzo ormai è quasi impercettibile, rimane solo il motore che scorreggia, ma speriamo che non lo controllino. E così sarà! L'omino della Budget mi passa il foglio e mi dice "el carro esta'ok, firma por favor"! Addio Moses, sei stato un grande compagno di viaggio, ci mancherai e ti ricorderemo per sempre! Moses scodinzola con il tergicristallo posteriore mentre ci allontaniamo tra le strade di San Josè.
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